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Coccinelle, libellule, lucciole… tutto quello che c’è da sapere sui piccoli insetti dell’estate

Quando il tempo è bello, queste piccole creature familiari svolazzano e sgambettano per prati, campi e giardini.

La coccinella, la bestiola buona a nulla
Esiste una moltitudine di specie note come coccinelle. Delle seimila conosciute in tutto il mondo, le più comuni alle nostre latitudini hanno cinque o sette macchie nere sul guscio rosso. Secondo la tradizione, la prima specie evoca le cinque ferite di Cristo. La seconda si riferisce al numero di giorni della settimana e ai sette sacramenti richiesti dalla Chiesa cattolica. I soprannomi più comuni, animale domestico di Dio, mucca (o pulcino) di Dio e cavallo della Vergine, derivano quindi da questo simbolismo biblico. La coccinella è chiamata anche catherinette in Champagne e barboulotte in Morvan. In realtà, questi coleotteri divorano afidi e altre cocciniglie dannose per le colture. La loro dieta ha reso le coccinelle le alleate storiche dei giardinieri. Questo aiuto è valso loro alcuni soprannomi simpatici…

La libellula, un fragile carnivoro
Questo insetto vola sugli specchi d’acqua con grazia, silenzio e velocità, agitando le sue quattro ali nervate e traslucide. L’anatomista Georges Cuvier chiamò la specie libellula nel 1798. Il termine evoca il suo volo rettilineo e planato (dal latino libella, che significa piano). Una sottospecie, con un addome molto allungato, è soprannominata “la damigella”. Uno sguardo più attento rivela grandi occhi sporgenti e un apparato boccale che schiaccia. Grande divoratrice di insetti, questa castagnola sembra più un macellaio!

La lucciola
Nelle notti stellate, questo coleottero bioluminescente trascorre il suo tempo sorvolando cespugli o prati, da cui il soprannome di lucciola. Lo scrittore fiorentino Dante le diede il nome dopo il 1300, chiamandola lucciola (la piccola luce) nell’Inferno, la prima parte della Divina Commedia. Questa parola italiana divenne “luciole” in francese nel XVIII secolo. La luce prodotta può essere gialla o verde. La frequenza e l’intensità dei lampi dipendono dalla specie e dal sesso. Il maschio della lucciola cerca di farsi notare da una femmina a terra. La femmina (la lucciola stessa) spesso non è in grado di volare. Lei risponde – o meno – ai suoi richiami.

L’auricolare, è arrivato con le pinze
Fin dal Rinascimento, le persone hanno avuto un debole per la forficula (dal latino forficula, piccola forbice). I suoi due uncini simili a pinze ricordano le pinzette usate dagli orafi per forare i lobi delle orecchie. L’insetto è stato soprannominato auricolare a partire dal 1564. Secondo un’altra spiegazione, l’orecchio si riferisce in realtà a un quarto di albicocca. Questo onnivoro notturno, che ama la frutta e gli afidi, è molto popolare tra i bambini a causa del suo aspetto allarmante e del suo nome spesso frainteso. Naturalmente, non striscerebbe mai nel timpano di un dormiente per perforarlo! I suoi artigli (o cerques) servono a respingere un aggressore, se ha il tempo di voltarsi…

Il gendarme, in rosso e nero
A causa del suo aspetto molto appariscente, il pirroforo colleziona soprannomi. Gendarme, soldato e svizzero si riferiscono alle uniformi rosse dei gendarmi (contrazione di “gens d’armes”) e delle guardie elvetiche reclutate nell’esercito reale nel XVIII secolo. I bambini lo chiamano spesso “bonhomme head” per via della maschera africana disegnata in nero sul suo guscio. In inverno, l’insetto si rifugia sotto la corteccia degli alberi o le foglie morte. Per nutrirsi, succhia il succo dei semi dei tigli o degli insetti in decomposizione. In estate, ama crogiolarsi al sole, da cui l’altro soprannome: cercatore di mezzogiorno. Le cimici dei letti vivono con i loro simili in colonie, per non dire brigate di polizia.

La cicala, regina del cembalo
Pensiamo di conoscere la cicala dalla favola La Cigale et la Fourmi (La cicala e la formica), la prima della prima raccolta di favole di Jean de La Fontaine, pubblicata nel 1668. Ma lo scrittore si sbagliava su tutto! Allora perché si lamenta di non avere “nemmeno un pezzetto di mosca o di verme” quando succhia la linfa dagli alberi con il suo pungiglione (rostro)? Contro ogni logica, si rivolge poi alla formica e “le chiede di prestarle del grano per vivere”. La cicala vuole forse produrre la sua farina? Ecco come giustifica la sua indigenza: “Notte e giorno, a tutti i venuti, ho cantato. Infatti, il maschio cicala – e solo di giorno e con il bel tempo, deformando una membrana sotto l’addome per sedurre una femmina. Per inciso, tutto questo non poteva accadere “quando soffiava il vento”, poiché l’insetto muore alla fine dell’estate!

Fatti insoliti
I piccoli nomi dello scarafaggio. Questo coleottero bruno-rossastro, rapidamente riconoscibile per il suo volo pesante e persino goffo, ha molti nomi diversi a seconda della regione. Ad esempio, è conosciuto come

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